Martin Eden, di Pietro Marcello, con Luca Marinelli, Carlo Cecchi, Jessica Cressy, Vincenzo Nemolato, Marco Leonardi, Denise Sardisco, Carmen Pommella, Autilia Ranieri.
Martin, un giovane marinaio inquieto e incapace di star fermo, sbarca il lunario racimolando soldi per pagare l’affitto al dispotico marito della sorella, fin quando, per puro caso, entra in contatto con una ragazza dell’alta società: l’incontro segnerà la svolta della sua vita.
Rilettura napoletana del romanzo di Jack London, la pellicola dipinge magistralmente l’itinerario formativo di un ragazzo dal cuore d’oro, di grandi sentimenti e di grande intelligenza, ma inizialmente privo dei mezzi culturali e soprattutto degli input necessari per migliorarsi. L’amore, scintilla universale, dona al semianalfabeta Martin la forza di volontà per affrontare e superare tutti i limiti imposti dalla sua condizione e soprattutto lo scherno e la scarsa considerazione che circondano i suoi intenti e che accomunano tutti i suoi conoscenti, sia di bassa sia di alta estrazione sociale, con un’unica eccezione: Maria, volto più nobile del popolo, animata da un gigantesco spirito di solidarietà e in definitiva personaggio femminile meglio riuscito.
La lettura di Spencer e l’incontro con Russ Brissenden scateneranno in Martin riflessioni sulla propria epoca e sul socialismo, e lo spingeranno nel tumultuoso turbine dei confronti politici, nei quali proverà, inascoltato, a spiegare la propria visione del mondo e della natura umana. Ma la sua voce è destinata comunque a diventare un punto di riferimento, come mostra la seconda parte del film, più sbrigativa e perciò meno efficace, in cui il protagonista rischia di diventar caricatura di se stesso e trova forse la sublimazione in un gesto titanico e solo accennato, da vero eroe romantico. Marcello sovrappone tempi diversi ma orchestra una Napoli indimenticabile, Marinelli interpreta con risolutezza, strizzando gli occhi a grandi interpreti del passato, il prodotto finale è ottimo.