Sabato 16 aprile 2022 Rai Storia ha trasmesso “Le mani sulla città”. Un film-documentario, direi, di denuncia politica e civile del sacco edilizio di una città. Non per niente (film “pericoloso”, metteva a nudo le trame, i pateracchi, i ricatti, il cinismo, il disinteresse per il bene comune e della città, il sistema affaristico-politico in cui erano coinvolte la destra laurina e la DC) vincitore nel 1963 del Leone d’oro al Festival di Venezia, solo nel 1975 la RAI decise di trasmetterlo, insieme con altri film di Francesco Rosi, mai prima trasmessi dalla TV di Stato. E’ stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare.
In breve. Napoli, primissimi anni Sessanta. Crolla un palazzo a causa dei lavori (un bambino perderà le gambe) in un cantiere limitrofo di proprietà di Eduardo Nottola, speculatore edilizio, consigliere comunale di destra, parte politica che guida l’amministrazione comunale, e ne esprime il sindaco. (Il palazzo crollato “attaccato” al palazzo abbattuto dalla ditta di Nottola, era in aderenza o in comunione? Chiede l’ingegnere-consigliere di sinistra De Vita, intendendo: ognuno aveva una sua parete, o ne condividevano una sola? Non sarà possibile appurarlo. Dalle carte in possesso dell’ufficio Tecnico del Comune, spiegano gli ingegneri comunali, non possiamo saperlo: la scala è 1:2000, ed un muro di un metro è mezzo millimetro, la punta del Graphos con cui è disegnato il grafico è di circa 1 millimetro …). In una caotica seduta del consiglio comunale, Sinistra e Centro pretendono ed ottengono l’istituzione di una commissione d’inchiesta, dai lavori della quale, però, emergerà che le pratiche per la concessione e la richiesta di rispetto delle norme di sicurezza, sono state corrette dal punto di vista formale. (Profetica (?) la scena in cui, all’accusa di De Vita, di avere le mani “lorde” di soldi e di sangue, i consiglieri della Destra rispondono, alzando e agitando entrambe le mani aperte, “Abbiamo le mani pulite!”).
E il film mostra, contemporaneamente, l’intreccio politico-affaristico tra il consigliere-costruttore Nottola e la sua parte politica … Nottola è però diventato “scomodo” e la Destra lo invita a non ripresentarsi candidato alle imminenti elezioni. Ma Nottola sa che se vuole continuare a fare quello che vuole, non solo deve essere eletto, per far pesare i suoi voti “personali”, ma deve diventare assessore all’Edilizia e Lavori Pubblici. La Destra non vuole garantirglielo, e lui, insieme con altri 4-5 suoi sodàli-consiglieri comunali, passa armi e bagagli alla DC. Consentendo, con i suoi voti, la vittoria del Centro alle elezioni. Con l’appoggio della Destra, sarà eletto sindaco il capo del Centro (un bravissimo Salvo Randone) che convince, poi, la Destra ad ingoiare anche il rospo della nomina di Nottola ad assessore, facendo balenare successivi e vantaggiosi accordi, di ogni genere. Nel frattempo, sempre in consiglio, la Sinistra denuncia questo accordo politico-affaristico, ed un piccolo gruppo di consiglieri del Centro, guidato da un onesto primario ospedaliero-consigliere del Centro, vota contro la nomina di Nottola abbandonando (si capisce così) la maggioranza di centro-destra.
Il film spinge a ricordare Carlo Fermariello, notissimo dirigente comunista e sindacale, degli anni ’50 e ’60, e poi senatore comunista, infine sindaco di Vico Equense, che Rosi volle per interpretare il ruolo del consigliere “di sinistra” De Vita, perché, dirà poi Rosi, ascoltandolo varie volte in consiglio, ” … mi resi conto che nessuno meglio di lui avrebbe potuto interpretare quella parte, con genuino trasporto, e quel pizzico di retorica necessaria per farsi capire anche dalla gente semplice che voleva rappresentare e per i cui diritti si batteva il “vero” consigliere comunista Fermariello”.
Magistrale interpretazione dell’attore professionista, invece, il notissimo Rod Steiger, nel ruolo dello speculatore e politico di destra, che passerà alla DC, Eduardo Nottola.
La vicenda, pur “inventata”, come dice la frase finale in sovraimpressione, è frutto della realtà storica, politica, sociale, ambientale che si viveva a Napoli. Peraltro, davvero, sette consiglieri di destra, laurini, passarono nelle fila della DC (e furono poi bollati dai laurini con l’appellativo de “i sette puttani”)
Come già ho avuto modo di scrivere in altre occasioni, e molti forse sanno, Fermariello era restìo ad accettare l’offerta di Rosi; la Federazione Provinciale napoletana del PCI non riteneva consono che uno dei suoi più autorevoli e noti esponenti si mischiasse con una “frivolezza” come partecipare ad un film; dovette intervenire Pajetta per convincere Federazione e Fermariello, che sarebbe stato un grave errore rifiutare la proposta di Rosi, anzi, quella partecipazione al film poteva essere un’occasione per poter far conoscere ancora meglio le battaglie democratiche dei comunisti e la grave situazione di Napoli. Alla fine Fermariello cedette alle pressioni del regista, un po’ perché convinto dalle argomentazioni di Pajetta (ed anche di Amendola, che era stato contattato da Rosi) e un po’ per l’incoraggiamento che gli venne da alcuni operai napoletani, ben felici che un loro dirigente potesse dal grande schermo “fare comizi” a tanta gente in tutta Italia.
Le mani sulla città (1963), di Francesco Rosi. Un capolavoro. Un amico e collega universitario, mi ha scritto: Se a Natale è invalso trasmettere sempre Una poltrona per due, a Pasqua andrebbe trasmesso ogni anno Le mani sulla città la sera del venerdì santo, nella speranza di una futura resurrezione morale di questo Paese.