Il partito democratico, come si poteva prevedere è uscito sconfitto dalle ultime elezioni nazionali e di conseguenza è oggi all’opposizione, dopo un aver governato per buona parte dell’ultima legislatura.
Risultato quello del 25 settembre ampiamente prevedibile, visti i sondaggi e soprattutto il clima che si respirava nel partito e più in generale nel paese.
Se poi aggiungiamo , la gestione incerta delle alleanze ,con il terzo polo e i 5 stelle ognuno alla fine in ordine sparso, non ci si meraviglia affatto del risultato delle urne, laddove vista la delicatezza del momento sarebbe stato forse meglio creare una coalizione unitaria.
E ora? Gli errori fatti in campagna elettorale sono evidenti , ma purtroppo gli errori continuano ed il partito da l’impressione di versare in una grande confusione, senza una linea da cui guidare l’opposizione, insomma in balia degli eventi.
Non aiuta in questo senso , l’avere un segretario dimissionario: Enrico Letta ha infatti dichiarato che non si sarebbe candidato al prossimo congresso del partito.
Mossa che certo fa onore a Letta nipote , che si è assunto le responsabilità della sconfitta, svolgendo anche il ruolo di traghettatore fino a febbraio , ma che non manca di destare perplessità.
E dire che in un primo momento era previsto che le primarie si svolgessero a marzo : ora poco cambia ma di sicuro , tutto ciò è indice di una certa confusione interna, mentre un processo del genere avrebbe essere dovuto guidato da regole meno bizantine e soprattutto svolgersi in tempi molto più stringati.
Infatti sarebbe stato preferibile avere un leader nel pieno dei suoi poteri, in grado di organizzare l’opposizione , invece di attendere mesi per lo svolgimento del congresso con tutte le “liturgie” che si porta dietro.
Chiariamo nulla di sbagliato nella celebrazione di un congresso di partito : è uno dei momenti più intensi e significativi che ci possano essere.
Solo che in un momento politico come questo, sarebbe stato preferibile individuare subito una nuova figura di riferimento come segretario, lasciano che poi trovasse la sua consacrazione in sede congressuale.
Attendere marzo per eleggere un nuovo segretario , con la delicatezza del momento è un grave errore, non dimentichiamo che devono essere decisi a breve i candidati per le regionali in Lazio e Lombardia.
Il rischio è che Letta o per assurdo un semplice reggente , possa stringere alleanze o candidare figure non in sintonia con il prossimo leader o peggio che si facciano scelte che poi si rivelino perdenti.
Laddove un successo per dire in Lombardia, sarebbe un colpo non da poco inferto a Matteo Salvini e alla sua leadership : in poche parole uno scossone non da poco per l’esecutivo Meloni, di cui la lega è uno degli azionisti.
Ecco la Lombardia , con il rifiuto preventivo ad accettare la candidatura Moratti , promossa dal Terzo Polo è l’esempio di una mancanza di strategia.
L’ex assessore è stata infatti bocciata senza appello, senza fare alcuna valutazione e senza un confronto, in una regione in cui la destra governa da quasi 30 anni ; ora si comprende perfettamente la difficoltà ad appoggiare un candidato che fino a poco tempo fa era nella giunta Fontana, ma è il modo con cui ciò avviene.
Differente se la scelta fosse stata per esempio affidata agli iscritti , al limite sarebbe stata l’occasione di rilanciare lo strumento delle primarie , mai veramente decollato e diciamolo abbastanza stantio.
Questo perché la responsabilità sarebbe caduta sugli elettori e quindi si avrebbe avuta una chiara indicazione del gradimento o meno.
Il partito democratico in ogni caso ha un bisogno disperato di trovare una nuova linea e di non trascinarsi stancamente per mesi, con il dibattito sulle candidature che rischia solo di allontanarlo dalla realtà di tutti i giorni.
Anche perché il rischio è che all’incoronazione del nuovo segretario , stretto tra i 5 stelle che stanno erodendo spazi a sinistra e il terzo polo che sta lentamente fagocitando gli elettori più di centro, il partito possa anche arrivare ormai esamine.
Esamine , perché potrebbe aver perso il proprio ruolo di partito leader della coalizione ed un PD , ridotto a “ ruota di scorta “ non ha senso di esistere.
Oltretutto il dibattito tra i candidati alla segreteria rischia di aprire crepe che potrebbero anche portare a qualche scissione.
Sbagliamo , se riteniamo che i mali che affliggono il partito democratico, siano attribuibili solo alla gestione di Enrico Letta, poiché si può dire persistano da sempre.
Infatti se un partito in poco più di 15 anni ha avuto già 8 segretari, qualche problema ci sarà, che non è riferibile ai vari leader che si sono alternati.
Non è nemmeno un problema di mancata fusione tra componente ex comunista e componente democristiana ; tutto sommato almeno sotto questo aspetto non pare ci siano stati particolari difficoltà.
Sui temi etici e sull’appartenenza alla famiglia socialista in Europa, vuoi perché nel PD è confluita l’ex sinistra DC , vuoi perché viviamo piaccia o meno nell’epoca in cui le ideologie sono in crisi, il partito non vi è mai stato un grande dissenso interno.
Il problema è semmai che ormai i Dem a furia di stare al governo hanno progressivamente smarrito la propria vocazione a guardare ai ceti meno ambienti, insomma come direbbe Nanni Moretti non dicono più cose di sinistra.
Questo perché essere al governo ad ogni costo ha portato a delle scelte che per forza di cose sono state impopolari , senza contare che non tutti hanno accettato la scelta di andare al governo con la lega.
Ecco perché questa volta , sarebbe salutare un periodo di opposizione , lungo anche una legislatura non ha importanza, poiché occorre costruire una linea politica , che sia percepita dagli elettori , realmente in discontinuità con il governo in carica.
Se invece per dire alla prima difficoltà dell’esecutivo Meloni, si desse anche solo il sostegno ad un esecutivo di solidarietà nazionale , questo disegno sarebbe inattuabile e a quel punto sarebbe impossibile accreditarsi come forza con una propria visione ed autonomia.
Importante anche poi che il partito recuperi , senza tentennamenti la sua vocazione di forza di sinistra, che manca a questo paese e che non dovrebbe essere rinnegata ,poiché testimonierebbe coerenza, dando credibilità alla proposta .
Del resto, senza voler esprimere alcuna valutazione, Fratelli D’Italia ha trionfato alle ultime politiche , in nome anche del suo ancoraggio , senza ambiguità a destra, anzi proclamandosi senza ambiguità forza di destra.
Nella politica italiana , gli elettori in questo momento premiano quelle che sono scelte nette, siano di destra o di sinistra.
Questo non vuol dire radicalizzare l’idea di sinistra , quanto piuttosto la presa d’atto che occorre recuperare senza incertezze i principi di base di sinistra; del resto se FDI ,non dissimula l’essere forza di destra, non si vede perché il partito che ha l’ambizione di essere la principale forza di sinistra ,non possa fare altrettanto.
Ma aldilà di tutto il Partito Democratico ha una prospettiva tralasciano i tormenti attuali? Difficile dirlo in questo momento ; Chiariamo subito che in ogni caso occorre un cambiamento di rotta , comunque si voglia orientare immediato e netto con il passato.
Anche se a dire il vero le difficoltà attuali sono figlie di un grade equivoco.
Il partito infatti è stato concepito inizialmente come una forza a vocazione maggioritaria, vale a dire con una legge maggioritaria vigente, mentre dal 2007 ad oggi siamo progressivamente tornati ad un sistema proporzionale.
Di conseguenza il progetto pensato per misurarsi con una legge elettorale, per capirci come il Matterellum è diventato pressoché da subito inadeguato, favorendo l’esplodere al suo interno di contraddizioni interne e rendendo di fatto impossibile la nascita di leadership durature e veramente solide.
Ecco perché poi ci troviamo al cospetto di un partito privo di una vera anima e progressivamente disancorato dall’idea di sinistra.
Questa crisi se non risolta rischia di portare non solo all’implosione del Partito democratico , ma di privare il paese di una forza di sinistra di governo , senza contare i rischi per la qualità della vita politica.
Infatti i dem , con tutti i loro limiti e contraddizioni sono uno dei pochi partiti che in Italia , può definirsi ancora tale, poiché ormai sia a destra che a sinistra siamo pieni di formazioni personali , create ad uso e consumo del leader, senza una vera vita all’interno.
Ecco perché c’è solo da sperare che i tormenti del PD abbiano fine.
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