È notizia recente la notizia dell’apertura da parte della Commissione europea di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per il trattamento riservato ai Magistrati Onorari.
La notizia giunge in un momento estremamente delicato per la categoria, data l’imminenza dell’entrata in vigore della legge “Orlando” che riformerà il settore.
Bruxelles ritiene che la legislazione nazionale applicata agli onorari non sia conforme alla disciplina europea sotto molteplici aspetti ed ora il nostro paese ha due mesi a partire da luglio per porvi rimedio adottando le misure necessarie; decisione che risulta nel solco di quanto sancito dalla Corte di Giustizia Europea, secondo cui la categoria dovrebbe avere lo status di lavoratore.
Il testo con cui è stata avviata la procedura è una pagina molto importante, per la tutela dei diritti, poiché riesce ad individuare una serie di problematiche mai realmente affrontate dal legislatore italiano.
Si rileva infatti come GOT, GDP e VPO, siano a torto considerati dallo stato italiano come dei volontari che offrono i propri servigi allo stato a titolo puramente onorario e di conseguenza non godono di alcuna tutela previdenziale e sanitaria (in caso di malattia, infortunio o gravidanza).
Dalla lettura della lettera di costituzione in mora, emerge come a livello comunitario si abbia una conoscenza approfondita della questione, per nulla superficiale: tanto è vero che si sottolinea l’obbligo dell’iscrizione a fondi di previdenza per lavoratori autonomi al pari della mancanza di retribuzione dei congedi di maternità e all’impossibilità di vedersi rimborsate le spese sostenute durante eventuali procedimenti disciplinari.
Non è dato sapere come si concluderà la procedura, anche per la triste consuetudine del nostro paese a non porvi rimedio, ma di sicuro questa volta si è sollevato il velo su una anomalia tutta italiana che andava avanti da anni.
In tal senso è molto probabile che tale procedura non sarà nemmeno uno strumento di pressione per le istituzioni italiane, che per quanto assurdo sia anche in questo caso, preferiranno pagare una multa piuttosto che risolvere un problema.
Il rapporto tra lo stato italiano e i magistrati onorari è stato infatti regolato fino ad oggi da una successione di contratti a tempo determinato, ovvero da svariate proroghe che sono state volute, perché è da sempre stato molto più semplice porre rimedio in questo modo alle continue emergenze della giustizia.
Piuttosto che fare concorsi per aumentare gli organici o fare riforme, di volta in volta il legislatore e l’esecutivo di turno hanno ritenuto più semplice confermare gli onorari in servizio, con ripetute proroghe sino al momento in cui la situazione è sfuggita di mano, arrivando alla degenerazione attuale.
Nata come figura tutto sommato di supporto alla magistratura togata, la categoria sia si parli di VPO, GDP o GOT, progressivamente ha guadagnato un proprio spazio ed una propria autonomia, fornendo un apporto sempre più rilevante in termini di smaltimento del contenzioso.
Tutto bene? non proprio se si tiene conto del fatto che un onorario viene pagato solo se tiene l’udienza e nel caso del Giudice di Pace solo se introita a sentenza dei fascicoli.
Un sistema quindi che vincola la retribuzione del lavoratore esclusivamente alla sua produttività: se come accade negli ultimi due anni o vi è una sospensione dell’attività processuale o una riduzione il magistrato onorario riceverà poco o nulla.
Tante famiglie monoreddito che vivono sulla sia pur misera indennità percepita dal GOT o dal VPO si sono trovate per questo motivo in difficoltà, così come i giudici di pace che è vero sono pagati a sentenza ma in assenza di fascicoli, non hanno percepito anch’essi nulla.
In qualsiasi altro ambito lavorativo, un trattamento retributivo di questo genere, avrebbe fatto gridare allo scandalo e si sarebbero alzati polveroni mediatici a difesa dei lavoratori sfruttati ingiustamente.
Nel caso specifico, nulla del genere è accaduto: vuoi perché si parte da un equivoco di fondo, ovvero che si tratta di funzioni onorarie, viste come una sorta di “secondo lavoro” vuoi perché si ritiene dal di fuori a torto che nel comparto giustizia, certe situazioni non si possano verificare.
Ma ancora al giorno d’oggi, ovvero nel 2021, se un magistrato onorario si ammala non è prevista alcuna copertura sanitaria, così come in caso di malattia.
Questa persona che ha servito lo stato per anni, rimane a casa dovendosi pagare a sue spese le cure e dovendo ingegnarsi su come poter sopravvivere, in molti casi tra immani difficoltà, perché la maggioranza ha abbandonato o svolge in modo limitato altra attività professionale.
Analoghe considerazioni possono essere fatte in caso di malattie contratte in servizio o di decesso, lo stato non si ritiene in alcun modo responsabile e quindi non corrisponderà mai alcunché.
Determinati diritti come quello alle ferie o al risarcimento dell’invalidità patita sul luogo di lavoro, dovrebbero essere la norma e non l’eccezione cui accedere per altro solo a seguito di una domanda giudiziale.
Situazione di profondo disagio quindi, che la pandemia ha acuito ancora di più, laddove la categoria degli Onorari ha lavorato nonostante il Covid: alcuni hanno contratto il virus e in taluni casi hanno anche pagato con la vita la loro abnegazione al lavoro.
Un quadro profondamente drammatico, soprattutto dal punto di vista dei diritti dei lavoratori e che in ogni caso, aiuta a comprendere il perché dell’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il trattamento riservato ai Magistrati Onorari.
Una situazione che in prospettiva minaccia di restare sempre attuale, visto che secondo le istituzioni europee, la stessa legge di riforma del 2017(legge Orlando), non ha assolutamente risolto il problema.
Non deve meravigliare, poiché si tratta di una disciplina che continua nel solco tracciato in passato, negando i più elementari diritto e mortificando il Giudice Onorario, ci si scusi l’espressione ridotto a poco più di un percettore di un reddito di cittadinanza (con il dovuto rispetto per chi usufruisce di questa misura, ci mancherebbe).
Difatti il comportamento adottato dallo stato italiano, ben potrebbe essere adottato anche nei confronti dei nuovi magistrati onorari che vivranno in una situazione di precarietà e di totale incertezza, ben maggiore di quella attuale.
Senza contare che anche lo stesso Ufficio del Processo, non sembra sotto questo aspetto nato nemmeno lui, sotto una buona stella, poiché la posizione dal punto di vista lavorativo di coloro che vi entreranno si presta a molti fraintendimenti.
Occorre quindi perché non si ripetano più determinate situazioni di sfruttamento che vi sia una vera e propria inversione di rotta, superando quelle che sono semplicemente delle preclusioni e guardare con obiettività e serenità alla realtà.
Lo stato ha infatti bisogno dell’apporto della Magistratura Onoraria per il funzionamento della Giustizia, pena l’implosione dell’intero sistema; pensare ad assunzioni di Magistrati Togati in misura adeguata alle esigenze di un sistema da troppo tempo in affanno è utopistico.
Vi sono infatti esigenze di bilancio che non consentirebbero ciò; necessario quindi prevedere un contributo fattivo della Magistratura Onoraria, il che non vuol dire assolutamente voler sminuire le toghe professionali.
Colpisce che una situazione di precarietà e di sfruttamento che mai dovrebbe toccare a nessun lavoratore, nel nostro paese tocchi a chi deve amministrare la giustizia e dovrebbe concorrere a difendere i diritti dei cittadini: strano ma vero.
Insomma l’avvio della procedura d’infrazione a carico dello stato italiano, sulla questione dei Magistrati Onorari, dimostra come vi sia un Giudice a Berlino per la categoria!