Riprende a settembre l’iter del cosiddetto decreto Pillon e non bisogna illudersi: anche se un vasto movimento di opposizione lo ha per ora sospeso, non bisogna abbassare la guardia.
Fin dallo scorso anno è stato lanciato l’allarme sulla pericolosità del disegno di legge. Perfino l’Onu ne ha segnalato i rischi. Per l’Italia sarebbe “una grave regressione che alimenterebbe la disuguaglianza di genere” e non tutelerebbe le donne e i bambini vittime di violenza domestica. Lo hanno detto Dubravka Šimonović e Ivana Radačić, relatrici speciali delle Nazioni Unite sulla violenza e discriminazione contro le donne.
Nei mesi scorsi contro il ddl sono scesi in piazza i movimenti per la liberazione delle donne, partiti di opposizione, la Cgi, la Uil, innumerevoli associazioni civili. In questo contesto, particolarmente importante è stato l’intervento del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, che ha rilevato pesanti criticità nel provvedimento, ne ha segnalato l’approccio adultocentrico e ha ribadito il superiore interesse del minore rispetto ad ogni proposta di modifica in materia di diritto di famiglia, separazione e affido condiviso dei minori.
In effetti il ddl cancella di fatto l’affido condiviso sballottando “come pacchi” i figli da un genitore all’altro. Si elimina così il principio dell’obbligatorietà di audizione dei minori capaci di discernimento, conquista civile sancita da convenzioni internazionali. Sparisce l’assegno di mantenimento e si penalizza il genitore meno abbiente, quasi sempre la donna. Diventa obbligatoria ma a pagamento la mediazione familiare, anche nelle separazioni consensuali. Così anche il divorzio è più costoso e lungo. Introduce la discussa Pas “sindrome da alienazione parentale”, mai scientificamente riconosciuta, che prevede l’esclusione dal rapporto con i figli chi metta in cattiva luce l’altro genitore.
Secondo il sottosegretario 5stelle Spadafora, dopo l’ultraconservatore congresso di Verona sulla famiglia a marzo, il ddl era stato accantonato. Ma era stato solo furbescamente silenziato in campagna elettorale a maggio, per riproporlo a ridosso della pausa estiva. Chissà il governo sperava passasse inosservato.
Purtroppo per leghisti e 5stelle, movimenti delle donne, opposizioni e sindacati si sono mobilitati sui social e sono tornati nelle piazze.