PERSONALISSIMO RESOCONTO E MIE CONSIDERAZIONI E RIFLESSIONI SULL’INCONTRO del PD NAZIONALE SUL TEMA “UNIVERSITA’ E RICERCA BENI COMUNI” del 27 novembre 2024.

Giuliano Laccetti | 02 dicembre 2024 – ore 20:00

 

Mercoledì 27 novembre 2024 il Pd ha organizzato a Roma un interessantissimo e attualissimo confronto sui temi di Università, Ricerca, finanziamenti, precariato, diritto allo studio. Organizzato e coordinato da Alfredo D’Attorre, responsabile Università in segreteria nazionale, che ha introdotto la iniziativa, spiegandone i motivi, e illustrando alcuni principali temi, questa manifestazione ha avuto una caratteristica peculiare: l’ascolto, da parte del Pd, di tante voci, non per forza tutte d’accordo, e non sempre consonanti con il Pd stesso: dalle organizzazioni studentesche e di precari, di università ed EPR, varie e di diversa natura, alle organizzazioni sindacali e altre associazioni; politici, parlamentari impegnati nelle Commissioni Istruzione (Verducci, D’Elia, solo per citarne alcuni), mondo accademico (rettori e professori: c’erano ad es. il rettore dell’Università di Roma Tre, come ovvio, in qualità di ospite -l’iniziativa si è svolta nel Teatro Palladium, sala dell’Università Roma Tre- e al tempo stesso rappresentante CRUI, e il rettore dell’Università di Bari). Il Pd continua una fase di ascolto e di discussione con le tante realtà, e si impegna a preparare una proposta complessiva organica dell’Università e della Ricerca, appunto, che tenga conto del precariato, dell’avanzamento di carriera e della valutazione, della valutazione della ricerca, della questione finanziamento e FFO, della pericolosa questione Università private telematiche, della mancata “stabilizzazione” dei fondi straordinari provenienti dal NGEU, che quindi porterà al “licenziamento” di decine di migliaia di “ricercatori” (sotto varie forme) negli Atenei e negli EPR; del gravissimo problema del diritto allo studio … negato: dal problema degli alloggi per i fuorisede (si stima che ci siano alloggi solo per il 5% dei fuorisede), alla ricomparsa, finiti i fondi straordinari del NGEU, dello studente idoneo a ricevere la borsa di studio … senza borsa!

Una cosa in più sul FFO, tema già discusso (cfr. Giuliano Laccetti, Università e ricerca quanti danni provoca il taglio ai fondi, Repubblica-Napoli, 9 ottobre 2024): ancorché l’ineffabile ministra Bernini si affanni a dire di aver ridotto il FFO di soli 173 milioni rispetto al 2023, quest’anno c’è un taglio significativo e doloroso, stimabile, tra taglio nominale, mancato adeguamento inflazione, riduzione del FFO rispetto al PIL, di circa 1 miliardo di euro!

Il segnale dell’importanza che il Pd dà a questi problemi è stata la presenza di Elly Schlein, che ha concluso l’iniziativa, commentando, rispondendo a sollecitazioni e interventi, delineando le principali idee intorno alle quali il Pd intende costruire la sua proposta sull’argomento, più finanziamenti, più FFO, da legare ad una corretta e adeguata percentuale di PIL; da sottolineare una significativa autocritica, con la ammissione che non sempre il Pd è stato attento a questi temi, non sempre ha ascoltato chi vive il mondo universitario e della ricerca, non sempre ha messo, come deve essere, ha detto Schlein, i temi della conoscenza al centro dell’azione politica di un partito della sinistra.

Dai vari interventi, ed in special modo di D’Attorre, Verducci, D’Elia, e, infine, di Schein,  emerge un “tèma di battaglia” centrale: un no deciso alle università telematiche. Se il Pd sottolinea che le università telematiche sono private, il governo e la maggioranza di centro-destra le definiscono “non tradizionali”. Questo tema è ovviamente importantissimo e pericoloso: non si può consentire la sempre maggiore diffusione di questo modo di intendere la formazione terziaria, addirittura consentendo con decreti ad hoc (il famigerato “Bandecchi”) vantaggi e facilitazioni per le telematiche; tuttavia, si uò pensare che una università telematica risulti utile per un certo numero di ragazzi e ragazze, di donne e uomini, che non possono permettersi per motivi vari di frequentare una università “vera”, ma che vogliono accrescere e consolidare le loro conoscenze, la loro formazione, e acquisire strumenti di ragionamento e di interpretazione della realtà di alto livello. E per una più alta e critica formazione e preparazione, che consenta loro anche di migliorare la loro situazione lavorativa, o di trovarne una meno difficilmente. Ecco, il rettore di Roma Tre, nel suo intervento, ha ricordato come in Spagna ci sia una università telematica statale, per così dire, che cerca di venire incontro a questi bisogni. Una soluzione quantomeno da studiare e approfondire, per capire meglio utilità e eventuali vantaggi o controindicazioni.

Ancora, un tema solo accennato (senatrice D’Elia), quello del “numero chiuso a Medicina”. Si sta discutendo in questi giorni al Senato il ddl uscito come testo base dalla Commissione, come compromesso e unificazione di diverse proposte. Ecco, il Pd Napoli aveva cominciato bene, a interrogarsi su questo tema, approntando anche un interessante documento, frutto della discussione tra mondo universitario e mondo della sanità: il fin troppo facile “no al numero chiuso” andrebbe motivato adeguatamente, e l’abolizione resa possibile per davvero. Ma è davvero corretta l’abolizione del numero chiuso? Non è un discorso che riguarda esclusivamente la gestione delle iscrizioni ad un Corso di Laurea. Per arrivare ad una definizione di cosa sia meglio, cosa e come si debba fare, sembra necessario coinvolgere parecchi interlocutori: il mondo dell’università (rettori, professori, corsi di laurea) e il ministero dell’Università e Ricerca; il mondo studentesco e le sue associazioni; le organizzazioni sindacali, della conoscenza e della sanità; il mondo della sanità (ordini professionali di medici e personale sanitario) e il ministero della Salute; le Regioni, che attualmente gestiscono la salute pubblica; il MEF (ci vogliono soldi, molti, e programmazione e gestione di flussi).

Insomma, un lavoro ed un confronto di lunga lena, che abbracci per lo meno una intera legislatura, che non si può quindi risolvere in pochi mesi con una delega al governo.

Su questo, sia negli interventi, sia all’interno del Pd, si notano pareri non coincidenti.
Mentre per alcuni, parlamentari, dirigenti, sindacalisti, studenti, per principio ideale non si può/deve limitare niente ma tutto deve essere libero, altri parlamentari, dirigenti, sindacalisti, moltissimi medici (universitari e ospedalieri), non la pensano allo stesso modo. Bene, potrebbe essere utile confrontarsi, e far arrivare ai parlamentari che si occupano di queste questioni anche altre idee. E’ ovvio che i parlamentari rimangono gli unici responsabili e decisori finali delle proposte che vorranno fare, ne hanno diritto e dovere costituzionale, ma ascoltare cosa pensano altri esponenti, parlamentari stessi, o dirigenti e militanti, e forze sindacali e sociali, sul tema, è, deve essere, altrettanto scontato.

Importante e significativa manifestazione, dunque: il Pd, ammettendo di non averlo sempre fatto in passato,  rimette al centro dell’attenzione i temi strategici di istruzione, università, scuola, ricerca, come temi fondamentali per lo sviluppo economico, democratico, sociale, civile del Paese, per aumentare l’occupazione, e una occupazione qualificata, contro la fuga dei cervelli, specialmente dal Sud al Nord. “Battaglia” che si intreccia con il discorso della questione meridionale, vera questione nazionale.

Infine, una considerazione generale, su come si formino, nel Pd, idee, proposte, conduzione della politica complessiva del partito per Università e Ricerca. Una impressione (fortunatamente attenuata dalla bella discussione e dalla ottima “organizzazione” e gestione dell’incontro di mercoledì 27), ricavata da precedenti manifestazioni e iniziative, e da una atteggiamento complessivo, pare comunque rimanga: un sostanziale ascolto delle “élites”, rettori e CRUI e esponenti CUN (molti, rettori e CUN, anche simpatizzanti Pd!) da un lato, e grande attenzione nei confronti di battagliere e  benemerite ma, forse, poco rappresentative, organizzazioni studentesche, e di precari, e di opinione … manca l’ascolto e la adeguata attenzione nei confronti di migliaia e migliaia di militanti ed elettori Pd, nel mondo universitario, che non “comandano”, né sono in battagliere e “rumorose” organizzazioni, studentesche o di protesta. Bisognerebbe ascoltare quelle e questi.