La politica italiana , attraversa un momento di grande difficoltà , dato in primo luogo dalla mancanza di leadership durature e davvero forti.
Un primo aspetto che lo denota è dato dalla durata delle” carriere” politiche un tempo ben più lunghe e di spessore ben differente.
Un tempo la politica italiana era animata da personaggi politici , la cui parabola a prescindere dagli incarichi ricoperti era alquanto duratura, che in ogni caso avevano un ruolo nella vicenda politica.
Basta pensare a titolo esemplificativo ad esponenti tra di loro agli antipodi come Almirante , Berlinguer che non ricoprirono mai incarichi di governo , ma che sono rimasti nell’agone politico per decenni.
Questo vale anche per dire per figure come Bettino Craxi o Ciriaco De Mita solo per fare due esempi di politici entrambi presidenti del consiglio e che sono stati in grado di restare al centro della scena anche una volta fuori da Palazzo Chigi.
Sono solo degli esempi , ma potremmo farne anche tanti altri, perché una volta un leader era tale al di là dell’incarico che ricopriva, tanto è vero che più di un esponente della vecchia DC ha accompagnato la vita del paese, dalla Costituente sino a quasi al 1992 , ovvero allo scoppio di “ tangentopoli”
Oggi non è così , le leadership politiche si consumano rapidamente e i cicli sono molto ma molto più brevi, con parabole che iniziano in modo del tutto inaspettato e si concludono in modo altrettanto inaspettato, senza lasciare a volte nemmeno una traccia.
Intendiamoci , non è un rimpiangere la politica di un tempo o nell’auspicare che la politica attuale sia una sorta di sistemazione a tempo indeterminato, ma è indiscutibile che tutto ciò sia sintomo in realtà di una mancanza di capacità di leadership.
La politica non deve mai essere un “mestiere” e per ovvii motivi deve avere un ricambio abbastanza continuo, ma i tempi che stiamo vivendo sia pur a fronte di un cambiamento , dicono ben altro.
Al di là di tutto ,che sia un bene o un male è questione di punti di vista , ci dobbiamo chiedere perché ci troviamo a vivere tempi così avari dal punto di vista dell’impegno politico? .
Di sicuro perché oggi la politica è vista più come una militanza ma come una partentesi della propria vita, inoltre lo scadimento della società comporta che gioco forza di fatto vengono sempre più spesso eletti personaggi che non potranno fornire un grande aiuto alle sorti del paese.
In ogni caso , senza scendere in ulteriori considerazioni, è assodato come sempre più spesso assistiamo a carriere politiche che durano pochi anni e che si concludono nell’oblio.
Sensazione certificata anche dalle vicende degli ultimi anni a cominciare dai vertici di Camera e Senato: negli ultimi anni accade con frequenza che siano eletti a Presidenti ,anche parlamentari alla prima legislatura .
Politici che dopo 5 anni( se va bene) sono destinati a rientrare nei ranghi, laddove un tempo la massima carica di Camera o Senato era il suggello o il trampolino di una carriera politica.
Non è in discussione la professionalità di figure come Laura Boldrini o Pietro Grasso ma è indiscutibile che nella mediocrità della classe politica si è preferito puntare anche per incarichi istituzionali su figure quasi tecniche , che sia pur nella loro autorevolezza erano però politicamente deboli e quindi destinati già in partenza ad una carriera politica limitata.
Chiariamo l’anomalia non è stato nell’eleggere una personalità di basso livello, poiché entrambi vantano un curriculum pregevole ed hanno una storia professionale alle spalle, ma nel fatto che la scelta è caduta su parlamentari, privi di qualsiasi esperienza.
Nel 2013 , non abbiamo assistito ad un fatto episodico , ma alla certificazione della crisi della politica e della mancanza di leadership , che pare diventata una vera e propria consuetudine della nostra politica.
Non un fatto episodico, se pensiamo che il Presidente uscente della Camera Roberto Fico, non è stato nemmeno ricandidato dal suo partito e che almeno per il momento vede stoppata ogni ambizione politica.
Ancora , per rimanere , all’ultima “ folle” legislatura , non si può non ricordare la parabola di Giuseppe Conte , passato dall’essere un semplice avvocato, ancorché docente universitario, al ruolo di Presidente del Consiglio.
Nessun problema, oltretutto al di là del giudizio politico, ha tutto sommato svolto dignitosamente il suo compito, ma è un dato di fatto che per il ruolo di capo di governo sia stato scelto , qualcuno che all’epoca era con tutto il rispetto “ un perfetto sconosciuto” per la politica.
Qualcuno potrebbe essere tentato dal dire che siamo davanti ad un processo di rinnovamento nella politica italiano, tanto invocato ed inevitabile .
In realtà non è proprio così, per alcuni evidenti aspetti.
Tanto per dire coloro che dovrebbero farsi da parte , in nome del rinnovamento , rimangono sulla scena politica, conservando intatto il proprio potere e la propria influenza, senza però avere la leadership .
Questo che significa? Che invece di avere istituzioni forti e autorevoli , ci troviamo davanti ad un panorama, che si caratterizza per la debolezza , con conseguenze anche per il paese.
Aspetto questo che rivela , lo stallo in cui versa la nostra democrazia , che appare incapace di reagire, da troppo temp quasi adagiata su sé stessa, come se nulla e nessuno potesse metterla a rischio, insomma come un valore ormai acquisito.
Del resto in assenza di leadership o quanto meno di un processo che ne favorisca lo sviluppo , questo è lo scenario che si verifica, ma attenzione non si tratta di una dimostrazione di vitalità della democrazia , ma bensì di un campanello d’allarme .
E si perché la politica si dovrebbe esercitare con una leadership solida ed evidente, frutto di un processo democratico , che duri per un arco temporale limitato , ma che in quel frangente sia indiscussa .
Ora , senza soffermarsi sugli esempi fatti, che per altro , ribadiamo , hanno svolto il proprio compito in modo tutto sommato dignitoso e all’altezza dell’incarico cui erano chiamati, è indiscutibile che siano arrivati al ruolo , non in conseguenza di una leadership politica.
Di esempi , potrebbero esserne fatti tanti altri , per giungere sempre alla stessa conclusione, ovvero che la politica italiana , sta attraversando una fase di vuoto e di mancanza di contenuti .
Appare evidente come tutto ciò si ripercuota nella mancanza di protagonisti in grado di assumersi il peso di guidare il paese e del resto è difficile avere dei veri leader se a mancare è la politica stessa.
Sintomo della sua latitanza è da diverso tempo la mancanza delle preferenze , con l’introduzione dei c.d. “listini bloccati” , con una lista , in cui i candidati sono eletti in base al posto che hanno avuto assegnato in lista.
Come poter pensare che l’iniziativa politica fiorisca di nuovo, se i suoi rappresentanti sono scelti sulla base non delle preferenze degli elettori, ma sulla scorta di una scelta ( spesso opinabile) compiuta nel chiuso di una stanza della segreteria politica?
Intendiamoci , le liste bloccate non sono la causa principale della mancanza di una vera leadership politica, ma rendono perfettamente l’idea della crisi che attraversa il nostro sistema, dove in mancanza di una vera iniziativa, si preferisce mantenere una presenza politica a qualsiasi costo .
Anche se questo peso è sempre più ridotto e non si ha un peso sempre più insignificante e si è sempre più distanti dalla vita di tutti i giorni.
Si può fare qualsiasi ulteriore considerazione e riflessione ma è un dato incontestabile, che uno dei problemi della crisi della politica italiana sia dato dalla crisi di leadership ,in primo luogo nei partiti politici e poi nelle istituzioni.
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