Sollecitato da tre richieste di aiuto avute da tre amici e colleghi, vorrei chiarire ancora il mio pensiero su Astra Zeneca e cercare di offrire risposte ragionevoli. Le domande che mi sono state rivolte sono:
- Mia figlia di 22 anni si è vaccinata 5 giorni fa in un open day con Astra Zeneca. Che deve fare (padre molto preoccupato)?
- Ho 50 anni e mi devo vaccinare lunedì. Che faccio se mi vogliono dare Astra Zeneca?
- Ho 41 anni e mi hanno chiamato per farmi J&J. Posso farlo tranquillamente?
Premetto che io non posseggo certezze da trasferire, e nessuno ne dovrebbe avere, perché i vaccini anti SARS-CoV2 sono stati somministrati prima che uno studio approfondito sulle conseguenze cliniche a distanza potesse essere compiuto. Per dirvi come funziona(va) il mondo della ricerca farmacologica, dal momento in cui sono state proposte in laboratorio le statine, sì, quelle che prendete per abbassare il colesterolo cattivo, al momento in cui sono state commercializzate sono passati 20 anni. Con questi vaccini sono passati 8 mesi.
Detto questo, incertezze, paure ed anche angosce sono ovviamente legate all’apparente incertezza degli esperti e dell’AIFA, sostanzialmente dettata da scelte “difensive”, a cui si sono opposte scoordinate iniziative dei Governatori, delle quali molti hanno giovato arrivando alla vaccinazione, benchè certamente con residui di magazzino (Crisanti ha sicuramente ragione). Infine, molto importante, l’amplificazione che la stampa fornisce contribuisce marcatamente alla diffusione dei timori ed a volte del panico.
Ma allo stato dei fatti quello che abbiamo è la segnalazione di eventi rarissimi che si verificano in alcuni soggetti dopo la vaccinazione con i prodotti a vettore virale. Sappiamo anche qual è il possibile meccanismo imputabile, ma non sappiamo perché si verifica in quei soggetti e non in altri, né sappiamo quanti eventi di questo tipo si siano verificati quel giorno nella popolazione non vaccinata.
La trombosi venosa del seno cerebrale è un evento rarissimo che può sfuggire all’osservazione clinica routinaria. Quindi è difficile risalire al suo reale tasso di incidenza nella popolazione generale. Invece, nella popolazione dei vaccinati l’attenzione è massima. Pensate a due miniere di diamanti contigue in Sierra Leone. In una ci guardiamo attorno, sappiamo che i diamanti ci sono e quando capita di vederne uno lo prendiamo. Nell’altra invece ci mettiamo a scavare di buona lena. Dove troveremo più diamanti?
Un recente a molto ben condotto lavoro pubblicato su Nature Medicine (First-dose ChAdOx1 and BNT162b2 COVID-19 vaccines and thrombocytopenic, thromboembolic and hemorrhagic events in Scotland | Nature Medicine), dimostra in modo convincente che pur considerando molti fattori che possono aver influenzato le prime osservazioni, un rischio leggermente più alto rimane per il vaccino di Astra Zeneca, e gli autori suggeriscono di somministrare altri vaccini (non a vettore virale) a persone a basso rischio di COVID-19 grave. Cioè a giovani. In questo studio, malgrado la popolazione studiata che eccede i 2 milioni, i giovani però sono pochi, per le note restrizioni alla somministrazione di Astra Zeneca in quelle fasce di età.
Però, un altro lavoro pubblicato ieri l’altro su Journal of American College of Cardiology (il più importante giornale di cardiologia del mondo dopo il nostro European Heart Journal) mette a confronto i casi di trombosi venosa cerebrale registrati dopo vaccinazione con Astra Zeneca o Johnson & Johnson con i casi di trombosi registrati in corso di COVID-19 e con quelli registrati nella popolazione americana generale. Io credo che la figura qui sotto parli da sola e chiarisca l’entità del problema.
Ma poi, perché si verificano questi eventi, ripeto rarissimi, nei giovani e non negli anziani? Una ragione non riconosciuta è nel possibile errore (bias) indotto da qualcosa di assimilabile a quello che in statistica viene chiamato “immortal time bias”. In termini semplici, una patologia letale come la trombosi venosa cerebrale, che in più dell’80% dei casi si manifesta in persone che sono geneticamente predisposte, purtroppo colpisce in giovane età, è spesso mortale, e quindi rende improbabile che si ritrovi in età avanzata. Pertanto, il confronto in una finestra temporale limitata tra anziani e giovani ha poco senso, perché nella fascia dei sessantenni o settantenni non possono trovarsi i coetanei che sono stati colpiti da questa patologia quando avevano 20 o 30 anni.
Insomma, pesando per i possibili bias tutte le evidenze che si stanno accumulando, io credo che questi vaccini a vettore virale potrebbero essere concausa dell’insorgenza di questa terribile patologia in alcuni dei casi segnalati, ma ritengo che sia improbabile che possano esserne “la causa” unica, in assenza cioè di condizioni fortemente predisponenti, siano esse genetiche o acquisite, altrimenti non sarebbe un evento così raro.
E vengo alla risposta ai quesiti che i miei colleghi mi hanno posto. Nessuno, ripeto, può aver certezze in questo campo in cui i punti di osservazione possono essere molto differenti. Noi medici dobbiamo solo essere coscienti dei nostri limiti e dichiararlo, fornendo suggerimenti in gran parte basati sul buon senso.
A chi ha già fatto la prima dose di AZ posso solo dire che i casi descritti seguono la prima dose e non la seconda. Quindi se tutto è andato liscio non ci sarebbe motivo di non fare anche la seconda dose. Quindi si può essere relativamente tranquilli. Mia moglie ha fatto Astra Zeneca e farà la seconda dose. A chi non ha fatto ancora la prima dose ed ha meno di 50 anni dico, nell’incertezza, se potete, fatevi fare un vaccino ad RNAm, ma vaccinatevi.
Infine, sappiate anche che si stanno accumulando evidenze che la somministrazione di un differente vaccino al richiamo, benché certamente accompagnata ad effetti collaterali più frequenti e fastidiosi (ma mai gravi), conferisce però una immunità più forte di quanto non si ottenga con la seconda somministrazione dello stesso vaccino. I dati sono ancora preliminari, ma piuttosto convincenti.
Insomma, i medici hanno il dovere di informarvi, come cerco di fare io ritagliandomi spazi del mio tempo, ma non possono decidere per voi. Questo vale sempre, ma vale specialmente in una condizione come quella attuale in cui le nostre conoscenze, per quanto in una fase di progressione geometrica, sono ancora così limitate. Personalmente più imparo, più mi rendo conto dei miei limiti. D’altra parte, questa cosa Socrate l’aveva capita.