C’è una grande polemica montante su come sono contati i morti in Italia e sul perché in Italia il tasso di mortalità è così elevato rispetto agli altri paesi europei. Si sostiene che bisogna fare differenza tra i morti per COVID-19 ed i morti con COVID-19 e che la raccolta dei dati periferici ha fatto acqua da tutte le parti.
Non entro nel dettaglio, tanto medico quanto filosofico, di questo pseudo-dibattito, alimentato anche da telescienziati che avevano definita l’epidemia finita un anno fa di questi tempi. Mostro la stima dell’eccesso di mortalità, basata sui dati di “The Human Mortality Database” un progetto guidato dal Max Planck Institute for Demographic Research in collaborazione con l’Università di Berkley, California (https://www.mortality.org/). Faccio notare che i dati sono dati reali e che “la stima” si riferisce solo all’ultimo periodo per i paesi che non hanno fatto pervenire gli ultimi dati, ed è, nel grafico, riconoscibile perchè contrassegnata da due linee grigie che rappresentano il margine di errore della stima.
In Italia abbiamo 200.000 morti in più di quelli pervisti in relazione alla mortalità dei 5 anni precedenti. Questi sono i numeri. Perché? Ci sono solo 4 spiegazioni possibili:
- In Italia abbiamo denunciato tutti i casi di pazienti deceduti per o con COVID-19 in modo molto più accurato di quanto non sia avvenuto in altri paesi europei.
- In Italia la mortalità in assoluto è stata molto più elevata perché il numero di contagi è stato molto superiore a quello dichiarato.
- In Italia c’è una concentrazione di anziani molto superiore agli altri paesi, tale da giustificare la differente mortalità.
- In Italia il sistema di controllo territoriale, ma anche quello di medicina d’urgenza sono collassati.
Io non trovo altri motivi per capire perché la mortalità in Italia sia stata così elevata.
All’ipotesi n. 1 è difficile dare riscontro, ma i dati dei paesi europei sull’incidenza osservata mediante i tamponi effettuati, pur con criteri diversi ed in contesti diversi, suggerisce che questa possibilità sia quanto meno improbabile, ma andrebbe valutata meglio.
Alle ipotesi 2 e 3, qualche risposta si può invece dare. Nella prossima figura, che rappresenta i 4 paesi più popolosi dell’UE, rapportiamo il numero assoluto di decessi ufficiali per o con COVID-19 con il numero di contagi dichiarati (decessi/contagi) e con il numero di abitanti. Come si vede, il tasso di fatalità per milione di abitanti (pannello a destra) è abbastanza coerente con il numero assoluto di deceduti (pannello a sinistra) e rimane più elevato in Italia che negli altri paesi a confronto.
L’argomento che viene utilizzato il più delle volte per giustificare queste differenze è la più elevata età media italiana. Ma questo è un argomento debole. Tutta l’Europa sta invecchiando e ci sono paesi che invecchiano esattamente come l’Italia. L’ipotesi che il tasso di letalità così elevato in Italia sia dovuto alla maggior presenza di anziani non può spiegare da solo i numeri.
Come si vede nella prossima figura, su dati censiti nel 2019, la Germania mostra un numero di abitanti di 65 anni o più superiore a quello italiano, che, come atteso, comporta un numero di decessi più alto (pannello a sinistra). Si osservi che il numero di anziani in Italia è sovrapponibile al numero di anziani in Francia ma l’eccesso di mortalità rimane molto più elevato. Queste differenze si attenuano quando le persone di 65 anni o più vengono considerate in proporzione alla popolazione (pannello a destra), perché, se è vero che l’Italia si conferma il paese con la più alta proporzione di persone anziane, certamente le differenze di qualche punto percentuale con gli altri paesi non sono sufficienti a giustificare la marcata differenza di mortalità riportata nelle figure precedenti e, specialmente, la differenza in termini di eccesso di mortalità commisurato al quinquennio precedente.
La differenza di 2 punti dalla Germania significa circa 1.2 milioni di anziani in più. Con i dati ufficiali di un contagiato ogni 6 italiani (incidenza anche più alta di quella, già molto elevata, che avevo previsto all’inizio della pandemia), il numero di contagiati in questo surplus di popolazione anziana sarebbe di 200.000. Pur volendo accettare una letalità molto alta, diciamo il 20%, in questa popolazione, il numero in più di decessi che avremmo dovuto aspettarci è di 40.000, tanti. Come si vede, questo calcolo compensa il gap tra il numero di decessi ufficiale (all’incirca 150.000) di o per COVID-19 e l’eccesso di mortalità globale mostrato nella prima figura. Però, siamo ancora lontani dallo spiegare fino in fondo quello che vediamo nella prima figura.
Tra i quattro più popolosi paesi europei quello che è riuscito a contenere maggiormente la mortalità durante la pandemia, finora, è stata la Francia, ed i dati di cui sopra lo dimostrano, seguita dalla Germania. Che questo abbia a che fare con l’organizzazione della medicina territoriale ed ospedaliera è più di un sospetto. In Germania i medici sono in soprannumero ed hanno seri problemi di occupazione.
In Italia siamo invece arrivati al caso di Oristano, dove per il Pronto Soccorso dell’Ospedale San Martino, l’ASL si è dovuta rivolgere ad un’agenzia interinale veneta per avere medici (non medici d’urgenza) a gettone (700-900€ per ogni 12 ore), per coprire i turni di guardia, causa carenze di organico non colmabili altrimenti, una situazione che ha sollevato la protesta, giustificata, della Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza. Ma non è un caso unico. I concorsi in Pronto Soccorso vanno deserti. I medici d’urgenza sono pochi ed anche le specialità affini non abbondano. Il salario di un medico di urgenza è semplicemente ridicolo rispetto al carico di responsabilità ed ai rischi professionali e fisici che si corrono. Perché mai una persona sana di mente dovrebbe scegliere di fare questo mestiere con i tempi che corrono?
Senza mettere ordine e razionalità nel nostro sistema, cessando di privilegiare Ospedali Privati convenzionati che fanno, a volte, cose spettacolari, ricevendone fiumane di soldi, ma che di fronte all’emergenza territoriale scappano (vedi Lombardia), le cose peggioreranno sempre. Ed allora è inutile cadere dalle nuvole quando vediamo questi dati. Ed è anche inutile cercare di scorporarli come si sta tentando di fare ora, perché anche la possibile confusione tra morti di COVID-19 e morti con COVID-19 è figlia della disorganizzazione dei nostri nosocomi e della mancanza di risorse e di pianificazione.
Quello che fa testo è che abbiamo oltre 200.000 morti in più rispetto al quinquennio precedente, cioè il doppio di quanto successo in Francia e Germania, paesi più popolosi dell’Italia.